L'arch.Francesco Michielin è intervenuto allo stage di informazione di 'Comunicare per Esistere',
sui temi dell'abitare.
Lo stage si è tenuto presso la sala esposizioni della ditta Tecnomarmi di Altivole ed è stato seguito
in diretta streaming dalla web tv www.firstclub.it.
L'arch. Michielin ha infatti 'firmato' il progetto per l'azienda di Altivole, realizzando spazi che possono ospitare iniziative culturali di pregio.
All'incontro ne ha parlato con vivacità e competenza Andrea Simionato, consulente di Tecnomarmi
per i progetti culturali.
sabato 2 novembre 2013
venerdì 1 novembre 2013
L'arch.Luca Feltrin e l'impresa di costruzioni Pontello allo stage sulla qualità dell'abitare ad Altivole
Allo stage di informazione sulla qualità dell'abitare che si è tenuto presso la sala Mostre della ditta Tecnomarmi di Altivole, gli interventi/interviste sul tema del costruire intelligente sono stati realizzati
dall'arch.Luca Feltrin di trevignano e da Flavio Pontello, della Impresa di costruzioni Pontello di Trevignano.
Flavio Pontello ha affermato che :"la nostra capacità di evoluzione verso moderni sistemi costruttivi ci ha permesso di specializzarci anche nella costruzione di edifici realizzati internamente completamente a secco, questo per poter già da ora realizzare costruzioni confortevoli ed in linea con tutte le nuove normative nel campo della certificazione energetica ed acustica, principi che ormai si applicano a tutte le costruzioni qualsiasi siano la loro destinazione. "
dall'arch.Luca Feltrin di trevignano e da Flavio Pontello, della Impresa di costruzioni Pontello di Trevignano.
Flavio Pontello ha affermato che :"la nostra capacità di evoluzione verso moderni sistemi costruttivi ci ha permesso di specializzarci anche nella costruzione di edifici realizzati internamente completamente a secco, questo per poter già da ora realizzare costruzioni confortevoli ed in linea con tutte le nuove normative nel campo della certificazione energetica ed acustica, principi che ormai si applicano a tutte le costruzioni qualsiasi siano la loro destinazione. "
Il costruire intelligente: le riflessioni allo stage di informazione di Altivole
"Da una attenta analisi dell'evoluzione
e dei cambiamenti in corso nella nostra società si è riscontrato un
aumento di single, di donne con un impiego lavorativo, un
innalzamento della vita media, una maggiore permanenza al di fuori
dall'abitazione, un forte sviluppo nell'acquisto di seconde case, un
crescente bisogno di sicurezza strettamente collegato ad un
incremento della criminalità, la necessità di ridurre gli sprechi
in virtù del costante aumento del costo dell'energia.
La domotica è la scienza
interdisciplinare che si occupa dello studio delle tecnologie atte a
migliorare la qualità della vita nella casa, il cui obiettivo è
risolvere una serie di bisogni espressi dall'utente.
Il successo di un progetto di casa
intelligente parte quindi da una chiara conoscenza e condivisione
degli obiettivi da soddisfare. Un progetto intelligente, dunque, è
figlio di una stretta collaborazione tra i progettisti dell'involucro
e i progettisti degli impianti-sistemi in modo tale che la casa non
sia semplicemente un contenitore di apparecchiature ad elevato tasso
tecnologico poco integrate tra loro.
In questa nuova ottica di condivisione
delle informazioni e progettazione integrata è importante notare
come ogni servizio dell'abitazione sia visto non più come separato e
isolato dagli altri bensì strettamente connesso agli altri in un
ambiente dove integrazione diventa la parola chiave.
L'era che stiamo vivendo, facendo leva
sulle enormi potenzialità che i sistemi domotici possono sviluppare
nelle abitazioni, può segnare un punto di svolta verso un generale
miglioramento della qualità della vita."
Costruzione Intelligente
Il modello di costruzione che riteniamo
intelligente è determinato dall'insieme delle tecnologie, dei
materiali e delle tecniche di installazione e posa in opera che
determinano vantaggi per l'utenza in ottica di risparmio sicurezza
benessere e comfort.
La sapiente ricerca di materiali
ecologici volti alla bio edilizia per quello che concerne l'involucro
dell'edificio o immobile deve essere corredata da un'impiantistica
integrata capace
capace di dotare di intelligenza
l'abitazione che attraverso piccoli accorgimenti da un lato aumenta
la vivibilità della casa restituendo sicurezza comfort e benessere
dall'altro riduce i consumi energetici e quindi determina risparmio
nel tempo.
Una casa con queste caratteristiche ha
sicuramente più mercato di un'abitazione che non presta attenzione
ai particolari che in realtà determinano la differenza nel tempo.
In un progetto di casa intelligente è
fondamentale delineare i requisiti di interazione uomo-abitazione da
tenere in considerazione.
Impianto Intelligente
Il mondo dell'edilizia è in questi
anni teatro di notevoli cambiamenti soprattutto per quel che concerne
la realizzazione degli impianti in chiave DOMOTICA.
L'idea estremamente personale che
ciascuno di noi ha della propria casa unita ad una crescente
necessità per la propria abitazione di risparmio, sicurezza,
controllo comfort porta gli imprenditori più accorti, a rivedere le
scelte operate in passato. Il mercato infatti impone
impone la certificazione energetica per
gli edifici il cui ottenimento passa anche attraverso la
realizzazione di sistemi tecnologici integrati oltre che per tecniche
di costruzione orientate alla bio edilizia.
Una diversificazione in tal senso del
mercato impone agli installatori elettrici un aggiornamento della
propria professionalità che li veda protagonisti nella realizzazione
di sistemi integrati e non semplici impianti elettrici.
L'ABITARE : Forme, Materia e il 'Noumeno' delle Professioni
All'interno del Progetto CANTIERI APERTI 2013, si è svolta una Iniziativa di informazione dell'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto, sabato 26 ottobre presso la Sede di Tecnomarmi ad Altivole.
Si è trattato di uno Stage di informazione con la trasmissione multimediale L'Italia del gusto sul tema
"L'ABITARE : Forme, Materia e il 'Noumeno' delle Professioni, Giornata di informazione e di percorsi culturali".
Tecnomarmi, ad Altivole
ha saputo cambiare il modo tradizionale di pensare al marmo.
Il marmo viene visto nelle sue sfaccettature più intime, cercando
di estrapolare da questo materiale all’apparenza freddo la sua
vera anima, che riscalda nel tempo gli ambienti dove viene sapientemente inserito. Attenti alle risorse umane, e alla
tecnologia,l'azienda è in grado di realizzare lavorazioni complesse, avvalendosi di uno staff tecnico e alle capacità dei collaboratori interni ed esterni.
L'azienda è dotata delle tecnologie
più avanzate, come il taglio Water Jet, frese a 5 assi, controlli numerici, ecc. Con queste tecnologie, Tecnomarmi è in grado di eseguire qualsiasi lavorazione, anche di notevoli dimensioni.
Presso il magazzino coperto, il cliente troverà una vasta gamma di materiali ed il personale qualificato saprà dare il giusto consiglio, per cercare di realizzare al meglio i progetti
di ciascuno.
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Attentato strisciante al patrimonio ferroviario nazionale
Milano 29 ottobre 2013 – “Se non ci saranno soldi a bilancio non faremo il servizio regionale. Non so che cosa farà l’Authority – afferma Moretti - l’unica cosa che potremo fare noi sarà interrompere il servizio». Dopo la crisi petrolifera degli anni Settanta era praticamente cessato anche in Italia lo stillicidio di chiusure che aveva colpito le ferrovie secondarie nel decennio precedente. Semmai, avevamo assistito a qualche riapertura (spesso ottenuta al prezzo di costose ricostruzioni) per ovviare agli evidenti errori del passato.
La Confederazione della Mobilità dolce (alla quale aderiscono Utenti del Trasporto Pubblico/Assoutenti, Legambiente Onlus , Federazione FIFTM-Ferrovie Turistiche Italiane, FIAB Onlus, Italia Nostra, WWF Italia Onlus , Touring Club Italiano, Ass. Italiana Greenways, Ass. Go Slow Social club, Ass. Etnafreebike, Ass. In loco Motivi, Alpine Pearls, AIPAI , ICSIM, Ass. Tratturi e Transumanze, Umbria Mobilità, ecc) cita qualche caso come la Casalecchio-Vignola e la Saronno-Seregno che sono state ripristinate a beneficio delle aree metropolitane di Bologna e Milano rispettivamente, la linea della Val Seriana che è stata recuperata come tranvia veloce da Albino a Bergamo, mentre il successo della nuova Merano-Malles ha potentemente favorito la valorizzazione turistica della Val Venosta. Negli ultimi tre anni, tuttavia, è ripresa in misura molto preoccupante la cessazione del servizio ferroviario su parecchie linee periferiche, seppur mascherato dietro le fuorvianti classificazioni di “sospensione” o “interruzione temporanea”. Clamoroso il caso della Regione Piemonte che, a metà del 2012, ha scelto di sospendere la circolazione dei treni su ben 14 tratte (pari ad un quarto della rete subalpina!) per recuperare somme (per altro irrisorie: si parla di circa 8 milioni di euro) destinate a tamponare le falle di bilancio provocate da ben altri sprechi.
Ma anche in Abruzzo, in Campania ed in Calabria si è assistito ad uno stillicidio di “sospensioni”, mentre in Friuli (Sacile-Gemona) ed in Sicilia (Caltagirone-Gela) guasti subiti dall’infrastruttura hanno fornito il pretesto per l’interruzione “sine die” del servizio. Nel Lazio, tra Roccasecca ed Avezzano, addirittura RFI ha invocato la mancanza di fondi per l’ordinaria manutenzione (che contrattualmente dovrebbe essere a carico dell’azienda) per sospendere l’esercizio. Allo stato attuale, pertanto, circa 1.300 chilometri di linee (in gestione a Trenitalia, alla Sangritana ed alle Ferrovie della Calabria) risultano “sospese”. “Se tale condizione, come è lecito temere - dichiara Massimo Ferrari, Presidente di Utenti del Trasporto Pubblico - divenisse definitiva, significherebbe che quasi il 10 per cento del patrimonio ferroviario nazionale risulterebbe sacrificato, reiterando così gli errori compiuti mezzo secolo addietro, poi da (quasi) tutti deprecati (a parole)”. Stavolta, però, mancano persino gli alibi che, nel periodo della corsa alla motorizzazione, avevano in qualche modo giustificato quelle scelte. Co.Mo.Do. oggi non crede che l’auto possa assolvere ad ogni esigenza di mobilità locale: inquinamento, infortunistica e congestione stradale hanno evidenziato i limiti della motorizzazione individuale, mentre proprio la crisi economica induce molte famiglie a ridurre e talora a rinunciare del tutto alla propria vettura. Parimenti, nessuno può decentemente sostenere che l’autobus costituisca una valida alternativa alla rotaia (per la verità, insiste su questa tesi, speriamo solo per dovere d’ufficio, il presidente di Anav, Biscotti): l’esperienza ha dimostrato come, dove il treno ha cessato di circolare, il numero di passeggeri sulle autocorse sostitutive, nel giro di pochi anni, si è ridotto al lumicino, determinando in pratica la rinuncia al servizio pubblico (non però ai contributi sprecati per far girare bus praticamente vuoti!). E nemmeno si teorizza una “potatura dei rami secchi”, come a metà degli anni Ottanta ai tempi del ministro Signorile: il risanamento del bilancio del gruppo Fs si è già realizzato grazie alle nuove tecnologie che hanno consentito di dimezzare il numero dei dipendenti, mentre le linee ad alta velocità hanno riproposto la centralità del treno (a prezzi di mercato) tra i grandi centri della penisola. Non pago di questi risultati, tuttavia, l’ing. Moretti, AD del Gruppo Fs, dichiara che “bisogna eliminare le operazioni a pioggia: nei grandi centri si va in treno, nei piccoli in pullman” (più corretto sarebbe dire “in auto”, visto che il bus sostitutivo non sembra esercitare alcuna attrattiva su potenziali clienti). L’affermazione è apparentemente logica, ma in realtà pericolosamente fuorviante: cosa significa perorare l’uso del treno verso i “grandi centri”, dove le linee afferenti ai principali nodi sono insufficienti (pensiamo, ad esempio, a Palermo) o ancora inadeguate ad assorbire il traffico (come nel caso di Roma).
E quali sono i “piccoli centri” che dovrebbero rinunciare al treno? Quelli sotto i 5.000 abitanti, o forse sotto i 20.000, o, magari, gli stessi capoluoghi di provincia “minori”? Questo in pratica significa perorare la chiusura di altre linee locali (Quante? Un quarto della rete? O magari un terzo?), senza, per altro, avere le risorse per convertire alla rotaia tutto il traffico diretto verso le aree metropolitane (che, in un Paese densamente urbanizzato come l’Italia, tendono talvolta a sovrapporsi: dove finisce l’area di attrazione di Torino e dove comincia quella di Milano?). Contravvenendo, oltre tutto, al proprio ruolo di gestore, per cui sono semmai le Regioni a decidere quali collegamenti finanziare. Co.Mo.Do. potrebbe convenire con Moretti sul fatto che, se il vettore ferroviario facesse solo ora la propria comparsa nel mondo dei trasporti (come sta avvenendo, ad esempio, nella penisola arabica), varrebbe la pena investire unicamente nei collegamenti veloci e nei servizi pendolari attorno alle grandi città. Ma il punto è che le linee locali esistono (grazie ai sacrifici dei nostri avi), sono ampiamente ammortizzate (e nemmeno avrebbe senso esigere gli esosi canoni di utilizzo previsti da Rfi, esattamente come l’Anas non impone pedaggi per l’uso delle strade statali ) e sono perfettamente integrate nel paesaggio. Il loro costo è, dunque, puramente marginale (già molto contenuto, visto l’impresenziamento di quasi tutte le stazioni) ed ulteriormente comprimibile (molti treni locali potrebbero circolare con il solo conducente a bordo, esattamente come un autobus, ma svincolati dalla congestione viaria). "E allora - conclude Massimo Ferrari, Presidente Assoutenti/Utp (Ass. Utenti del Trasporto Pubblico) - perché non sfruttarne le potenzialità, talvolta davvero notevoli, come dimostrano le migliori esperienze estere ed anche qualche virtuoso caso nazionale (vedi la Foggia-Lucera, riaperta da qualche stagione con successo dopo mezzo secolo d’abbandono)?" Forse per fare un favore alle 1.400 imprese di trasporto su gomma, che potrebbero essere accorpate – seguendo una logica di effettiva razionalizzazione - in una ventina di aziende regionali? O magari per evitare a qualche governatore regionale lo sforzo di potare altre voci di bilancio, di cui però beneficiano gli amici degli amici?
Ufficio Relazioni Esterne Co.Mo.Do.
Per foto e interviste: T 039 877935 - press@ferroviedimenticate.it
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